I corti del Torino Film Festival

Carlo Griseri

19.12.2022

Diciotto cortometraggi hanno composto la selezione di Spazio Italia, unico concorso dedicato al formato breve al Torino Film Festival numero 40, svoltosi dal 25 novembre al 3 dicembre 2022.

Diciotto titoli scelti senza confini, se non quelli di origine di autori e autrici: documentari e lavori sperimentalicommedie e drammi storici, osservazioni e analisi, prove di recitazione e idee intriganti.

A vincere è stata Ilaria Di Carlo con il suo “Sirens”, una stupefacente osservazione dall’alto di una miniera di carbone tedesca, un corto documentario prodotto in Germania e girato interamente in elicottero, sognante e inquietante.

La giuria, composta da Erica FavaroIlaria Feole e Luisa Porrino, ha sottolineato come questo lavoro ci metta “di fronte all’arroganza dell’uomo contemporaneo nel plasmare l’ambiente”.


THE DIVINE WAY

Božidar Zečević

Traduzione Dragan Mraovic e Angela De Leo

12th Kustendorf Film & Music Festival

25.01.2019

Secondo il parere di questo critico, La Via Divina di Ilaria Di Carlo è uno dei migliori film del dodicesimo Festival del Cinema Kustendorf in Serbia.

È frutto di una creazione sperimentale, una svolta artistica, inaspettata e potente, nel mondo della forma, rinnovata già nei film che ricordiamo dai tempi eroici della “seconda avanguardia” – di Hans Richter, Germaine Dulac e dei surrealisti Dalì e Bunuel.

Ilaria Di Carlo, un’italiana che vive e lavora a Berlino, appartiene a quella sottilissima categoria di autori della cinematografia, che mettono in primo piano la ricerca delle strutture cinematiche in movimento: in questo caso decine di scale, di tutto l’Occidente, lungo le quali la stessa Ilaria Di Carlo precipita nel profondo di un sorprendente inferno dantesco o del tutto personale. Il codice di decodificazione di questo film è quel famoso “raccourci” verso il basso della scala di Fritz Lang “M”, che è diventato l’emblema di tutto l’Espressionismo tedesco (1931), sorto a Berlino, il quale rappresenta simbolicamente una spirale, una indicazione verso l’abisso del subconscio, un precipitare nel vortice del peccato, nei meandri più nascosti dell’animo umano.

In questa coreografia di gesti naturali pieni di ritmo si associano una musica eccellente e i contrappunti metrici che accelerano i movimenti nella sequenza fino alla discesa nel labirinto fantasmagorico dell’Inferno.

Le forme si trasformano continuamente, si fondono e si dissolvono fino a quando finalmente si dileguano in un fantastico e simbolico insieme che riconduce la fine all’inizio e viceversa.

In un grande disegno fantasioso oppure in una forma pulita e purificata. È un continuo fluire dalla forma figurativa alla sua astrazione tra realtà e metafisica del subconscio.

Incantata dall’estasi creativa, Ilaria Di Carlo per molto tempo non riesce a staccarsi da questo labirinto delle scale ammaliatrici, ricche di mistici grovigli dell’anima.

Questa forma maestosa ha catturato, per l’intera durata del film, tutti i nostri sensi.

La splendida conclusione del Festival, il cui direttore è stato Emir Kusturica, è una lode al dodicesimo Festival Cinematografico Kustendorf in Serbia. Lode, che ci ha donato una nuova speranza.

https://kontainer16.it/i-corti-del-torino-film-festival/


The Divine Way

22 Marzo 2019 

Francesco Del Grosso

Si sa che «La vita è fatta a scale, c’è chi scende e c’è chi sale».

Quante volte l’avrete sentito dire, ma nel caso del cortometraggio che ci apprestiamo ad analizzare è nel vero senso della parola, con il soggetto di turno che di gradini ne affronta un numero incalcolabile.

In tal senso, a conti fatti, sarà impossibile stabilire con esattezza quante scale avrà percorso l’indomita e unica figura che anima The Divine Way allo scoccare dei titoli di coda.

La pellicola firmata da Ilaria Di Carlo, presentata in concorso alla 14esima edizione di Cortina metraggio dopo un lungo e fortunatissimo percorso nel circuito festivaliero internazionale, ci accompagna lungo la discesa epica della protagonista attraverso un labirinto infinito di scale.

Durante la discesa, le scale si trasformano in un paesaggio pericoloso in cui la donna è intrappolata e trascinata al suo interno, conducendoci in più di cinquanta magnifici luoghi.

Il richiamo alla “Divina Commedia” è inevitabile e in effetti è proprio all’odissea letteraria dantesca che l’autrice si è liberamente ispirata per dare forma e sostanza a questo interessantissimo esempio di experimental fiction, approdato nella competizione della kermesse veneta come un oggetto filmico non meglio identificato.

Infatti, nella rosa dei selezionati da Vincenzo Scuccimarra, eterogenea per generi e stili, The Divine Way rappresenta senza ombra di dubbio un corpo a sé stante che parla una lingua tutta sua.

Ciò ha fatto dell’opera un unicum, laddove la narrazione è volutamente azzerata per dare spazio a un susseguirsi senza soluzione di continuità di immagini magnetiche che catapultano lo spettatore in un flusso a metà tra un loop e un trip visivo fatto di suggestioni, continui cambi di ritmo e di stati d’animo, geometrie di ogni sorta, lunghezza, paesaggio e stile architettonico.

In The Divine Way si assiste a un vorticoso viaggio fisico ed emozionale in un dedalo labirintico, che fa risuonare nella mente del fruitore echi dadaisti e futuristi, in particolare chiamando in causa quello che poi è universalmente riconosciuto come il manifesto del primo, ossia l’Entr’acte di René Clair.

Pur concentrandosi su una successione rigorosa di geometrie (che deriva dalla formazione e dagli studi di una cineasta che ha fatto della video-arte, della sperimentazione e delle performance il proprio biglietto da visita) catturate da varie angolazioni (zenit, contro-plongée, dolly e semi-asse), dove quasi in prossimità del fotofinish la regista inserisce persino una sorta di aspirale a metà strada tra un pozzo di San Patrizio e il flusso di cerchi di Vertigo, il modus operandi generale lascia le immagini libere dall’obbligo di produrre un senso e di raccontare una storia, diventano autentiche protagoniste del film.

Il risultato non ha altro fine che restituire allo spettatore un intreccio di inquadrature che giocano tra loro, si associano, si dissociano, si compongono, si scompongono, si ricompongono, in un film-balletto destinato a diventare una sfrenata corsa contro il tempo.

The Divine Way è un esperimento affascinante e coinvolgente, che ha nella lunghezza della timeline l’unico neo e limite in termine di fruizione, con quei cinque minuti di troppo che l’appesantiscono ma non ne pregiudicano la riuscita.

Questo per dire che chi cerca il classico intreccio di one-lines e un approfondimento dei personaggi farà bene ad andare a cercare altro.
https://www.cineclandestino.it/the-divine-way/

20th SHOTS INTERNATIONAL SHORT FILM FESTIVAL, Trieste, Italy

di Riccardo Vistin

01.07.2019

THE DIVINE WAY è uno strano ed affascinante labirinto visivo: scale su scale, interminabili scalini percorsi dai piedi mai stanchi di una giovane donna; palese omaggio alla discesa agli inferi di dantesca memoria, è un lavoro che affida al dècor un ruolo preminente.

Dietro la macchina da presa, la nostra “Ilaria Di Carlo.”

CORTINAMETRAGGIO 2019

by Caterina Sabato

15.03.2019

“Un’ipnotica infinita discesa della protagonista in un vortice di scale dagli stili più disparati.

La musica e l’incedere della protagonista comunicano i suoi stati d’animo: serena all’inizio, poi spaventata fino alla redenzione finale.

Liberamente ispirato alla Divina Commedia di Dante Alighieri, un insolito corto di arte visuale.” Full text: https://www.cinemaitaliano.info/news/51052/cortinametraggio-i-corti-di-lunedi–18.html